
Il “corpo” della Villa: la cava, il romitaggio, l’eremo vanvitelliano
punto 05 Il “corpo” della Villa: la cava, il romitaggio, l’eremo vanvitelliano
Nel 1760 screzi tra i proprietari e Mario Gioffredo portano allo scioglimento del contratto legato sia al Casino di Resina sia alla ristrutturazione del palazzo napoletano nel centro storico. Dopo una breve parentesi, in cui i lavori vengono diretti dall’architetto regio Michelangelo Giustiniani, subentra nel cantiere di Villa Campolieto l’architetto Luigi Vanvitelli. Aggiudicandosi nel 1751 la commessa reale della reggia di Caserta (scavalcando anche lo stesso Gioffredo), Vanvitelli in pochi anni aveva conseguito una fama tale da esser riconosciuto tra gli architetti più illustri del regno. Don Luzio lo conosce nel 1762 quando è governatore al Pio Monte del S. Salvatore e nel 1763 decide di affidargli i suoi cantieri tra Napoli e Resina. Il colonnato è la firma che il nuovo direttore dei lavori imprime sul fabbricato di matrice gioffrediana; eliminando la forma circolare a favore di una maggiore dilatazione dello spazio dovuta alla conformazione ellittica del colonnato, Vanvitelli, asseconda quel ‘dippiù’ richiesto da Don Luzio per la sua villa di delizie. La chiamata delle nuove maestranze di pipernieri, ebanisti, stuccatori, insieme all’organizzazione degli spazi esterni, apportano alla Villa quella dimensione di microcosmo in cui ogni componente sottolinea la posizione del “dominus” a cui Luzio Di Sangro aspira e che in parte gioca un ruolo pregnante nella società napoletana di quell’epoca.
La scuderia è un esempio illuminato di come in uno spazio di servizio Vanvitelli non rinunciasse ad un disegno votato all’idea di equilibrio, luce e grazia. I costoloni allungati ed ellittici sul soffitto che seguono l’andamento digradante dell’ambiente e le nicchie alle pareti, scandiscono un ritmo incisivo con una partitura architettonica impreziosita dai pilastrini di piperno per fermare e alloggiare i purosangue del Duca, allevati nelle sue tenute molisane tra Casacalenda e Larino.
Alcune foto del prima e del dopo del colonnato e del lato giardino, danno l’idea del grande cantiere di restauro che Villa Campolieto da vissuto negli anni ’70, con la nascita dell’Ente per le Ville Vesuviane, ora Fondazione Ville Vesuviane. Per maggiori info sulla Fondazione: Fondazione Ente Ville Vesuviane.
punto 05 Il “corpo” della Villa: la cava, il romitaggio, l’eremo vanvitelliano
punto 04 Il giardino di delizie L’Architetto romano interviene nella sistemazione dei
punto 02 Mario Gioffredo e il primo progetto del “Casino di Resina”
punto 01 Il Miglio d’Oro Ci troviamo nel cuore di quel tratto
13 luglio 2025 | VILLA CAMPOLIETO | ERCOLANO ORE 19:30
TEATRO
Pulcinella è molto più di una maschera: è il residuo attivo di una memoria teatrale che non ha mai smesso di vivere. È uno strumento vivo e presente, capace di guidare l’attore e di imprimere una forma precisa alla scena. Ogni volta che si mette in scena una “pulcinellata”, la sfida è sempre la stessa: far esplodere la sua potenza comica, rinnovare la sua vocazione parodica, attualizzarne la forza. Pulcinella non ha bisogno di resurrezioni nostalgiche: è vivo ogni volta che lo si lascia agire. “Tre surice dint’a no mastrillo” di Antonio Petito, è una piccola macchina perfetta: una partitura fatta di parole essenziali, gesti rapidi, e soprattutto spazi per il gioco attorale. Nella sua apparente leggerezza, il copione nasconde un meccanismo teatrale millimetrico, che regge il tempo e lo sguardo contemporaneo. Petito non spiega né giustifica: presenta tipi umani, desideri ossessivi, corteggiamenti grotteschi. Pulcinella, degradazione farsesca dell’innamorato romantico, è coinvolto in una corsa assurda e violenta verso un oggetto del desiderio tanto erotico quanto irreale: la figlia della tavernara. In questa versione, la farsa diventa specchio amaro del nostro presente. L’amore si trasforma in consumo, l’oggetto desiderato è un bene da conquistare e bruciare. I tre pretendenti sono tre maschere della pulsione cieca, incapaci di reale relazione, immersi in un automatismo che è, oggi, lo specchio della nostra bulimia affettiva e sessuale. La scena si fa così essenziale, quasi crudele, per lasciar emergere un riso secco, violento, quasi animalesco
SPETTACOLO TEATRALE E SPETTACOLO DI DANZA
INTERO: € 10,00
RIDOTTO UNDER 25 E OVER 65: € 7,00
Biglietteria fisica la sera dello spettacolo dalle ore 18:00