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Mario Gioffredo e il primo progetto del “Casino di Resina”

Don Luzio sceglie per la sua villa le migliori maestranze del regno e per la guida del cantiere coinvolge, come aveva fatto per il palazzo napoletano, Mario Gioffredo (1718 – 1785), stella nascente dell’architettura partenopea. Gli studi sul classicismo, soprattutto sui resti archeologici di Paestum, uniti all’approfondimento sui testi di Palladio e Vitruvio, spingono l’architetto napoletano nel 1768 alla pubblicazione di un trattato scritto con lo scopo di insegnare gli stili architettonici fondamentali ai novelli architetti del Regno. Amante dello stile puro e lineare, fedele ai canoni della matematica e del disegno, Gioffredo venne pertanto soprannominato il “Vitruvio napoletano”, realizzando nei suoi cantieri quella fedeltà ai canoni stilistici antichi che lo discostavano dal tardo barocco ancora in voga a Napoli.  L’idea disegnata e in parte realizzata per il Casino di campagna dei Casacalenda, gioca tra armonie e forme semplici, con un corpo di fabbrica centrale rettangolare ed un colonnato circolare giustapposto alla facciata posteriore, una scelta elegante, confusa nel verde della vasta tenuta, ricca di pomari, agrumi e piante aromatiche.

Tra il 1755 ed i primi mesi del 1760 il Casino di Resina con la direzione di Gioffredo prende forma; si firmano i contratti con i capi mastro, si chiamano nel cantiere i maestri pipernieri, si pagano gli operai, si acquistano elementi in ferro e in legno, si assoldano i cavatori di pietra “di montagna” che operavano specialmente nella cava del proprietario, posta su di un lato dell’edificio. Il piperno ed il tufo giallo, gli elementi litici necessari alla fabbrica di Campolieto vengono presi per la maggiore tra Napoli, Pianura e Nocera Inferiore.

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Curiosità: i materiali della villa

  • IL PIPERNO

    Per la sua tessitura molto particolare caratterizzata dalla isorientazione di concentrazioni lenticolari grigio-scure, dette fiamme, è per la sua consistenza lapidea e per la sua resistenza all'usura degli agenti atmosferici, una roccia assai diffusa in campo edilizio, soprattutto in ambito sia decorativo, ed è presente in molti degli edifici di Napoli

  • IL TUFO

    Invece, era utilizzato nella costruzione ed era preferito ai mattoni per la sua duttilità e per il costo inferiore. Inoltre, il tufo era molto più semplice da trasportare rispetto ai mattoni che venivano importati da Ischia e Sorrento e per la quale era necessario il trasporto via mare, con l’allestimento di porticcioli di fortuna lungo la costa.

Galleria

Panoramica

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13.-ANTONIO-PETITO

13 luglio 2025 |  VILLA CAMPOLIETO | ERCOLANO ORE 19:30

TEATRO

NELLE STANZE DEL DUCA DI SANGRO

infinito petito

Tre surice dint' a no mastrillo

di ANTONIO PETITO
con Rosario D'Angelo, Diego Consiglio, Maria Teresa Iannone, Vincenzo Bove, Vincenzo Vecchione
adattamento e regia Riccardo Citro

Pulcinella è molto più di una maschera: è il residuo attivo di una memoria teatrale che non ha mai smesso di vivere. È uno strumento vivo e presente, capace di guidare l’attore e di imprimere una forma precisa alla scena. Ogni volta che si mette in scena una “pulcinellata”, la sfida è sempre la stessa: far esplodere la sua potenza comica, rinnovare la sua vocazione parodica, attualizzarne la forza. Pulcinella non ha bisogno di resurrezioni nostalgiche: è vivo ogni volta che lo si lascia agire. “Tre surice dint’a no mastrillo” di Antonio Petito, è una piccola macchina perfetta: una partitura fatta di parole essenziali, gesti rapidi, e soprattutto spazi per il gioco attorale. Nella sua apparente leggerezza, il copione nasconde un meccanismo teatrale millimetrico, che regge il tempo e lo sguardo contemporaneo. Petito non spiega né giustifica: presenta tipi umani, desideri ossessivi, corteggiamenti grotteschi. Pulcinella, degradazione farsesca dell’innamorato romantico, è coinvolto in una corsa assurda e violenta verso un oggetto del desiderio tanto erotico quanto irreale: la figlia della tavernara. In questa versione, la farsa diventa specchio amaro del nostro presente. L’amore si trasforma in consumo, l’oggetto desiderato è un bene da conquistare e bruciare. I tre pretendenti sono tre maschere della pulsione cieca, incapaci di reale relazione, immersi in un automatismo che è, oggi, lo specchio della nostra bulimia affettiva e sessuale. La scena si fa così essenziale, quasi crudele, per lasciar emergere un riso secco, violento, quasi animalesco

SPETTACOLO TEATRALE E SPETTACOLO DI DANZA
INTERO: € 10,00
RIDOTTO UNDER 25 E OVER 65: € 7,00
Biglietteria fisica la sera dello spettacolo dalle ore 18:00