Il turismo nel segno della Bellezza.

Parco sul mare della villa

favorita

LOCALITÀ
Via Gabriele D’Annunzio, 36
80056 – Ercolano (NA)

ORARI
Lun – Dom 08:15 – 19:45

Visita alla palazzina solo attraverso il percorso Gruppi di Villa Campolieto

XXXI edizione

festival delle ville vesuviane

ripartiamo dalla

bellezza

26 luglio 2020
villa campolieto – ercolano

i prossimi incontri
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biglietteria

L’imponente edificio, opera di Ferdinando Fuga, denominato la “Favorita” dal re Ferdinando IV di Borbone in omaggio alla regina Maria Carolina d’Austria, presenta un impianto planimetrico piuttosto inconsueto che si discosta dagli schemi ricorrenti tipici delle ville settecentesche del Miglio d’Oro. La facciata, che si sviluppa lungo la Via Regia delle Calabrie non presenta, infatti, lungo l’asse centrale aperture che consentono una diretta comunicazione dalla strada verso il parco. I due cortili d’accesso, simmetrici, sono collocati lateralmente ed il corpo centrale si dilata verso una direttrice posta in asse con il mare, concludendosi al piano rialzato, con un terrazzo posto in cima ad uno scalone semicircolare. Le scale di collegamento tra i piani sono poste alle estremità delle ali. La grande area del parco della “Villa Favorita” ricca di essenze mediterranee ed esotiche alquanto rare, interrotto nella sua continuità dalla linea ferroviaria e da un asse viario, si conclude verso il mare con l’approdo borbonico.

Utilizzata impropriamente per lungo tempo, l’area del parco prospiciente al mare è tornata all’antico splendore grazie all’intervento dell’Ente per le Ville Vesuviane, ora Fondazione. Il vivace intreccio di viali alberati, di lecci conduce alla giostra e ad una cappella che adornano il parco raccontando la storia di uno dei periodi di maggiore splendore della villa: proprietà del Principe di Salerno Leopoldo di Borbone, dal 1823 fu aperta al pubblico, arricchita di giostre e strutture ginniche alla moda tedesca, edifici monumentali cosiddetti “ Case Coloniche”, “Cappella”, “ Lavanderia”. Leopoldo Principe di Salerno, figlio di Ferdinando IV, fece costruire dei giochi che nei giorni di festa apriva ai sudditi: orchestrine caroselli, bande e giostre a forma di cavallo, di barca. Oggi a noi resta la Palazzina del Mosaico,una peschiera e resti di alcune giostre.La Casina fu probabilmente acquistata in seguito al lascito alla famiglia reale anche se è già raffigurata nell’incisione di Francesco Sicuro del 1777 dedicata al Principe di Jaci. Sicuramente fu modificata nel suo impianto e nella decorazione della sala da gioco, resa unica dall’utilizzo di materiali, come la madreperla ai cocci di porcellana, che compongono mosaici suggestivi messi in opera, per volontà del re, grazie all’esperienza dei maestri locali, probabilmente formati presso il Real laboratorio di Pietre dure di Capodimonte.

Il panorama che si ha la possibilità di ammirare dal retro della Casina dei Mosaici e tra i più suggestivi del Golfo di Napoli. Il molo, storico approdo Borbonico, permetteva alla Famiglia Reale di giungere al sito ercolanese direttamente via mare. È qui che Ferdinando IV di Borbone, scelse di approdare quando nel 1802 tornò da Palermo dove si era rifugiato in seguito ai moti rivoluzionari del 1799. L’Antico Approdo Borbonico, e l’edificio dei Coffee House, formato da due torrette che fiancheggiano la discesa a mare secondo l’uso dell’epoca, sono ancora visibili, ma il rapporto tra il litorale e l’intero giardino fu completamente stravolto dalla costruzione del tratto ferroviario del 1839. Le “Montagne Russe”, in realtà rappresentano il coffee house più bello del parco. Aggiunto nel 1854, sembra un piccolo teatrino all’aperto arricchito da una peschiera ed una fontana. Durante l’anno venivano allestiti in occasioni dei giochi aperti al pubblico, degli scivoli con passerelle di legno, da qui l’attribuzione del nome di “Montagne Russe”.

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13 luglio 2025 |  VILLA CAMPOLIETO | ERCOLANO ORE 19:30

TEATRO

infinito petito

Tre surice dint'a no mastrillo


di ANTONIO PETITO

con Vittorio Passaro, Rosario D'Angelo, Maria Teresa Iannone, Vincenzo Bove, Vincenzo Vecchione adattamento e regia Riccardo Citro

NELLE STANZE DEL DUCA DI SANGRO

Pulcinella è molto più di una maschera: è il residuo attivo di una memoria teatrale che non ha mai smesso di vivere. È uno strumento vivo e presente, capace di guidare l’attore e di imprimere una forma precisa alla scena. Ogni volta che si mette in scena una “pulcinellata”, la sfida è sempre la stessa: far esplodere la sua potenza comica, rinnovare la sua vocazione parodica, attualizzarne la forza. Pulcinella non ha bisogno di resurrezioni nostalgiche: è vivo ogni volta che lo si lascia agire. “Tre surice dint’a no mastrillo” di Antonio Petito, è una piccola macchina perfetta: una partitura fatta di parole essenziali, gesti rapidi, e soprattutto spazi per il gioco attorale. Nella sua apparente leggerezza, il copione nasconde un meccanismo teatrale millimetrico, che regge il tempo e lo sguardo contemporaneo. Petito non spiega né giustifica: presenta tipi umani, desideri ossessivi, corteggiamenti grotteschi. Pulcinella, degradazione farsesca dell’innamorato romantico, è coinvolto in una corsa assurda e violenta verso un oggetto del desiderio tanto erotico quanto irreale: la figlia della tavernara. In questa versione, la farsa diventa specchio amaro del nostro presente. L’amore si trasforma in consumo, l’oggetto desiderato è un bene da conquistare e bruciare. I tre pretendenti sono tre maschere della pulsione cieca, incapaci di reale relazione, immersi in un automatismo che è, oggi, lo specchio della nostra bulimia affettiva e sessuale. La scena si fa così essenziale, quasi crudele, per lasciar emergere un riso secco, violento, quasi animalesco

SPETTACOLO TEATRALE E SPETTACOLO DI DANZA
INTERO: € 10,00
RIDOTTO UNDER 25 E OVER 65: € 7,00
Biglietteria fisica la sera dello spettacolo dalle ore 18:00