
Gli artisti di Campolieto
punto 08 Gli artisti di Campolieto Per i lussuosi ambienti interni, Vanvitelli
Lo scalone in piperno che collega il vestibolo inferiore al piano nobile della nostra Villa è l’intuizione e l’innovazione più riuscita che apporta Luigi Vanvitelli al casino di campagna di Luzio Di Sangro. Il risultato è un tripudio di equilibrata eleganza che spinge Vanvitelli ad ammettere che nemmeno nei cantieri reali sarebbe stato possibile raggiungere tali livelli di luminosità diffusa. L’intera area vestibolare inferiore viene ampliata per accogliere meglio non solo le premesse di prospettiva e simmetricità, ma soprattutto per l’inserimento dell’invaso a pian terreno nella partitura architettonica utile per esaltare la luminosità e i percorsi di luce presenti tra vestibolo, scala e ingressi ai giardini. I finestroni delle scale vengono allargati e arretrati, inseguendo gli elementi scenografici previsti nel canovaccio vanvitelliano: compaiono infatti, di lato ai finestroni reali, due finte finestre che allargano i volumi con la tecnica del trompe l’oeil, insieme a festoni, ghirlande, conchiglie e nicchie per delle statue, il tutto col fine di impreziosire l’area che precede l’introduzione al piano nobile e quindi agli interni della villa.
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punto 08 Gli artisti di Campolieto Per i lussuosi ambienti interni, Vanvitelli
punto 07 Il vestibolo Ci troviamo nel vestibolo superiore, l’unica sala che
punto 05 Il “corpo” della Villa: la cava, il romitaggio, l’eremo vanvitelliano
punto 03 Da Mario Gioffredo a Luigi Vanvitelli Nel 1760 screzi tra
13 luglio 2025 | VILLA CAMPOLIETO | ERCOLANO ORE 19:30
TEATRO
Pulcinella è molto più di una maschera: è il residuo attivo di una memoria teatrale che non ha mai smesso di vivere. È uno strumento vivo e presente, capace di guidare l’attore e di imprimere una forma precisa alla scena. Ogni volta che si mette in scena una “pulcinellata”, la sfida è sempre la stessa: far esplodere la sua potenza comica, rinnovare la sua vocazione parodica, attualizzarne la forza. Pulcinella non ha bisogno di resurrezioni nostalgiche: è vivo ogni volta che lo si lascia agire. “Tre surice dint’a no mastrillo” di Antonio Petito, è una piccola macchina perfetta: una partitura fatta di parole essenziali, gesti rapidi, e soprattutto spazi per il gioco attorale. Nella sua apparente leggerezza, il copione nasconde un meccanismo teatrale millimetrico, che regge il tempo e lo sguardo contemporaneo. Petito non spiega né giustifica: presenta tipi umani, desideri ossessivi, corteggiamenti grotteschi. Pulcinella, degradazione farsesca dell’innamorato romantico, è coinvolto in una corsa assurda e violenta verso un oggetto del desiderio tanto erotico quanto irreale: la figlia della tavernara. In questa versione, la farsa diventa specchio amaro del nostro presente. L’amore si trasforma in consumo, l’oggetto desiderato è un bene da conquistare e bruciare. I tre pretendenti sono tre maschere della pulsione cieca, incapaci di reale relazione, immersi in un automatismo che è, oggi, lo specchio della nostra bulimia affettiva e sessuale. La scena si fa così essenziale, quasi crudele, per lasciar emergere un riso secco, violento, quasi animalesco
SPETTACOLO TEATRALE E SPETTACOLO DI DANZA
INTERO: € 10,00
RIDOTTO UNDER 25 E OVER 65: € 7,00
Biglietteria fisica la sera dello spettacolo dalle ore 18:00