Contemporaneo nel Miglio d’oro: la Collezione Ernesto Esposito riapre Villa Campolieto

Contemporaneo nel Miglio d’oro: la Collezione Ernesto Esposito riapre Villa Campolieto

ph Sara Petrachi / KONTROLAB / Ufficio Stampa Fondazione Ville Vesuviane

35 opere della Collezione Ernesto Esposito, tra Damien Hirst, Gilbert&George e Thomas Ruff, in mostra nei suggestivi spazi di Villa Campolieto, a Ercolano: per riallacciare la storia all’arte contemporanea e guardare al futuro

 

La luce che si insinua dagli antichi finestroni nobiliari è vivace, fatta di spigoli e tagli ma anche di concavità e convessità, che impreziosiscono le opere di Dahn Vo, Candice Breitz, Satoshi Hirose, Gilbert&George, Carol Rama, Giulia Piscitelli, Jannis Kounellis, Damien Hirst, Thomas Ruff, tra gli altri. Ed è in questo ritmo articolato di materie e di atmosfere che si insinua un’aria frizzante e pastosa insieme, carica di un mare popolatissimo e della campagna fertile, cresciuta sui declivi del Vesuvio, come se la frenetica provincia vesuviana volesse trovare un attimo per respirare, per osservarsi. E, in effetti, Villa Campolieto, a Ercolano, lungo il miglio d’oro che va da Portici a Torre del Greco, è stata pensata in ogni minimo dettaglio, tanto estetico che funzionale, per rappresentare una sorta di buen retiro. Nei suoi disimpegni, nelle scalinate, nel porticato, si riconosce subito lo stile aulico e rococò di Luigi Vanvitelli, l’architetto dei Borbone, chiamato da Lucio di Sangro, duca di Casacalenda, a completare il progetto che era stato originariamente affidato a Mario Gioffredo. Oggi, in occasione dei suoi 50 anni e in vista di un ambizioso progetto di rivalutazione del suo patrimonio – 122 immobili monumentali settecenteschi compresi nel territorio dei Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco – la Fondazione Ente Ville Vesuviane riapre al pubblico Villa Campolieto, dando al mondo dell’arte di Napoli e dintorni un segnale “ufficiale” di ripartenza dopo un lungo, lunghissimo lockdown: a sostenere questo acuto, la Collezione Ernesto Esposito, che riallaccia i nodi con la grande eredità lasciata dal contemporaneo internazionale sul territorio, citando il caso di “Terrae Motus”.

Momenti dell’inaugurazione della Mostra “cosi fan tutti” in Villa Campolieto a Ercolano
ph Mario Laporta/KONTROLAB/Ufficio Stampa Fondazione Ente Ville Vesuviane

Nella villa vesuviana, infatti, nel 1984, Lucio Amelio portò le opere della collezione ideata per rispondere alla sciagura del terremoto del 1980 e, attualmente, conservata alla Reggia di Caserta, altro gioiello vanvitelliano. E fu proprio insieme all’iconico gallerista, protagonista di quegli anni intensi per la scena napoletana, carichi di promesse, aspettative e possibilità, che Ernesto Esposito iniziò la sua avventura nell’arte contemporanea, acquistando la Sedia elettrica, 1964, di Andy Warhol. Imprenditore e designer di calzature d’alta moda, con collaborazioni per stilisti e brand come Marc Jacobs, Karl Lagerfeld, Chloé e Louis Vuitton, Esposito ritorna quindi sulla scena di quell’epoca, portando 35 opere della sua collezione – che con 900 pezzi del XX e XXI secolo ha proporzioni veramente museali -, esposte in una piacevole mostra di ampio respiro, curata da Marianna Agliottone e ben allestita da Lucia Anna Iovieno, prodotta e promossa dall’Ente Ville Vesuviane, diretto da Roberto Chianese.

L’esposizione, che scandisce gli spazi del primo piano della Villa, prende il titolo di “Così fan tutti”, citazione esplicita, anche se di “genere” diverso, del “Così fan tutte” di Mozart, un dramma giocoso, ambientato in una Napoli elegiaca, tra caffè e giardini sul mare. Si trattava, principalmente, di storie d’amore dolcemente complicate da gelose simmetrie: Soave sia il vento / tranquilla sia l’onda / ed ogni elemento / benigno risponda / ai nostri desir. E anche in questo caso, tra sculture, pitture, installazioni e video, incrociando temi, stili, backgorund, linee analitiche e tratti sintetici, figurazioni a astrazioni caratterizzanti gli ultimi decenni dell’arte, si tratta pur sempre di sentimenti e di sguardi che, si spera, potranno portare a un lieto fine. Anzi, a una energica ripresa, inevitabile pensarlo quando la scenografia è uno scorcio di mare compreso nella cornice di due colonne.

Il Ministro Bonetti all’inaugurazione della mostra “ cosi fan tutti” a Villa Campo Lieto ad Ercolano.
ph Mario Laporta/KONTROLAB

Alcuni momenti dell’inaugurazione della mostra “cosi fan tutti in Villa Campolieto a Ercolano
ph Sara Petrachi / KONTROLAB / Ufficio Stampa Fondazione Ville Vesuviane

Fonte Exibart

13 luglio 2025 |  VILLA CAMPOLIETO | ERCOLANO ORE 19:30

TEATRO

infinito petito

Tre surice dint'a no mastrillo


di ANTONIO PETITO

con Rosario D'Angelo, Diego Consiglio, Maria Teresa Iannone, Vincenzo Bove, Vincenzo Vecchione adattamento e regia Riccardo Citro

NELLE STANZE DEL DUCA DI SANGRO

Pulcinella è molto più di una maschera: è il residuo attivo di una memoria teatrale che non ha mai smesso di vivere. È uno strumento vivo e presente, capace di guidare l’attore e di imprimere una forma precisa alla scena. Ogni volta che si mette in scena una “pulcinellata”, la sfida è sempre la stessa: far esplodere la sua potenza comica, rinnovare la sua vocazione parodica, attualizzarne la forza. Pulcinella non ha bisogno di resurrezioni nostalgiche: è vivo ogni volta che lo si lascia agire. “Tre surice dint’a no mastrillo” di Antonio Petito, è una piccola macchina perfetta: una partitura fatta di parole essenziali, gesti rapidi, e soprattutto spazi per il gioco attorale. Nella sua apparente leggerezza, il copione nasconde un meccanismo teatrale millimetrico, che regge il tempo e lo sguardo contemporaneo. Petito non spiega né giustifica: presenta tipi umani, desideri ossessivi, corteggiamenti grotteschi. Pulcinella, degradazione farsesca dell’innamorato romantico, è coinvolto in una corsa assurda e violenta verso un oggetto del desiderio tanto erotico quanto irreale: la figlia della tavernara. In questa versione, la farsa diventa specchio amaro del nostro presente. L’amore si trasforma in consumo, l’oggetto desiderato è un bene da conquistare e bruciare. I tre pretendenti sono tre maschere della pulsione cieca, incapaci di reale relazione, immersi in un automatismo che è, oggi, lo specchio della nostra bulimia affettiva e sessuale. La scena si fa così essenziale, quasi crudele, per lasciar emergere un riso secco, violento, quasi animalesco

SPETTACOLO TEATRALE E SPETTACOLO DI DANZA
INTERO: € 10,00
RIDOTTO UNDER 25 E OVER 65: € 7,00
Biglietteria fisica la sera dello spettacolo dalle ore 18:00